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hummus ‘Gagarin’ e cosa ci guadagno con il blog

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Cari aficionados, come state?

Nell’ultima settimana ho finalmente consegnato un progetto importante, di cui presto vi parlerò, così mi sono presa qualche giorno di tempo per me, prima di buttarmi a capofitto nel prossimo lavoro. Tempo per passeggiate all’aria aperta con Medora, gite al mare, e per il nostro orto urbano che sta prendendo forma.

calendula

Tempo per tornare nella mia città, Milano, anche se per poco, tra una passeggiata sui navigli e un pranzetto in un posto vegan e crudista che volevo provare da tempo, il Mantra.

Catturamantra
Sono davvero tante le cose che vorrei condividere qui in questi giorni, ma in particolare una! La riflessione sul perchè del blog, scaturita da una domanda di Romina. Sono trascorsi alcuni anni dall’apertura della Balenina e devo dire che mi è stato utile ripensare alle motivazioni, ripercorrere il cammino fatto qui con voi e vorrei scrivere due righe a proposito, così spero anche di rispondere anche a quanti mi chiedono cosa ci guadagno col blog e perchè lo faccio Lo scopo in questi anni è rimasto invariato: ho aperto la Balena nel 2000 con lo scopo di diffondere gli ideali in cui credo, in primis il rispetto per la dignità di ogni Essere Vivente di questo meraviglioso Pianeta ❤️ Con lo stesso obbiettivo ho scritto il primo libro, il Diario ️ per far arrivare questo messaggio a quante più persone, non solo alla stretta cerchia di amici e parenti. Non avevo e non ho l’obbiettivo di farlo diventare un lavoro, anche se indubbiamente il blog mi ha portato a conoscere tante persone e creare legami che col tempo hanno fatto nascere in alcuni casi anche collaborazioni a livello lavorativo. Spesso mi contattano aziende per farsi pubblicità, ma declino non per snobbismo, quanto più perché mi è difficile verificarne talvolta l’eticità (certificazioni ecc)… Piuttosto mi piace parlare dei blog che seguo, delle persone che stimo, pubblicizzo libri di altre blogger per il semplice fatto che mi riconosco in quegli ideali e mi piace pensarci come una squadra unita con un intento comune: un mondo migliore ❤️💙💚 questa è la soddisfazione più grande per me ora, la percezione di far parte, insieme ad altre persone, del cambiamento che sogno.
Ciò che è cambiato, nel tempo, sono le modalità. All’inizio mi limitavo a condividere ricette, ma non parlavo di me, dei miei interessi, della mia quotidianità. Col tempo il blog è diventato una specie di diario e ho iniziato ad aprirmi di più. Se voglio trasmettere il messaggio che la scelta vegan è una scelta per tutti, che è semplice, che è possibile, ho pensato che lo posso fare soprattutto raccontando attimi di quotidianità. Da qui l’idea di parlare anche dei miei viaggi, di libri e autoproduzione.

Detto questo, dunque, vi aggiorno su ciò che bolle in pentola qui in casa Balena. In questi giorni mi sono procurata lo starter per fare il tempeh in casa, che era da tempo che volevo provare a fare, ma rimandavo sempre… finchè sono arrivati i post di Serena e di questo bellissimo blog, scoperto recentemente, e mi sono convinta a provare anch’io; ho finalmente trovato i semi di canapa a un prezzo ragionevole, così da poter autoprodurre l’hemp fu, incuriosita dalla ricetta di Daria; e poi non mancano le letture. Sto leggendo alcuni libri di ricette appena usciti e altri sul digiuno, e ne ho almeno tre di cui voglio parlare anche qui… Ed è incredibile quanto sia lievitata la lista di ricette accumulate ‘assolutamente da provare’!!! Ce la farò a condividere tutto? Intanto oggi parto da questa ricetta semplicissima, che può fare anche chi ha poco tempo o voglia di cucinare: l’hummus Gagarin.

L’hummus è tra le salse che preferisco, tanto da averlo declinato ormai in mille modi: con la barbabietola (foto qui sotto), con il basilico, con i pomodorini secchi, con aglio, senza, con la paprika, con i capperi (tra i miei preferiti)…
diario di una famiglia veganbeh, ne mancava ancora una versione! L’ho voluto chiamare ‘hummus Gagarin’ perchè la ricetta è dell’omonimo ristorantino veg viennese dove l’ho provato.

La base è quella classica, ma ciò che rende speciale questa salsa sono le olive! Avete mai provato l’hummus con le olive? Secondo me, ha una marcia in più! Come varietà ne ho scelta una locale, tipica della regione in cui vivo ora: le olive taggiasche.

INGREDIENTI:

250 gr di ceci lessati;
il succo di 2 limoni bio;
1 spicchio di aglio senza anima (opzionale);
1 pizzico di sale integrale;
5 cucchiai di olive taggiasche denocciolate;
1 cucchiaio di tahina;
acqua q.b;

In questa ricetta l’aglio e la tahina sono opzionali, per me aggiungono ‘quel qualcosa in più’, ma non avere a disposizione la tahina o non amare l’aglio non comprometteranno comunque l’esito della ricetta. Prendete questi ingredienti della lista come uno spunto, cui magari aggiungere altro o togliere a seconda dei propri gusti!
Per esempio c’è chi usa olio per rendere più fluida e cremosa la salsa. Io in questo periodo sono a dieta, quindi ho aggiunto acqua al posto dell’olio, per una versione più leggera, che devo dire che mi è piaciuta altrettanto!

Per questa ricetta ho usato un mixer, ma va bene anche un minipimer a immersione, mettendo gli ingredienti in un bicchierone, oppure un frullatore. Prendete gli ingredienti e frullate insieme, aggiungendo acqua oppure olio fino a ottenere la consistenza desiderata.

Per guarnire, limone, prezzemolo e semi di sesamo neri, che avrete notato, mi piace mettere ovunque!!!
In accompagnamento un arcobaleno di verdure crude!
E a voi come piace l’hummus? Che abbinamenti mi suggerite?


pizza crudista e nuove letture

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Cari aficionados, come state?
Oggi torno con la recensione di un libro che mi ha catturato mentre ero a spasso nella grande mela… ricordate il viaggio a New York? Potevo tornare a mani vuote? No di certo! Infatti nel bagaglio a mano c’era lui, Vegan Street Food, di cui vi parlo oggi.

Solo sfogliando queste ricette mi è venuta una fame chimica pari solo a certe nottate adolescenziali… sarà che sono a dieta, e forse non è esattamente il momento migliore per mettermi a guardare certi piatti! Comunque, avete presente quelle serate tardo adolescenziali che si andava ai concertini oppure a ballare al centro sociale e poi si finiva immancabilmente a terminare la serata al baracchino dei panozzi? Ecco, nel mio cuore ne è rimasto uno in particolare, quello delle Luride, a Milano, situato in Viale Argonne per la precisione. Le Luride erano due gentili signore, che alle 2 di pomeriggio si sedevano a cavalcioni di un secchio, col gambaletto color carne bene in vista, e iniziavano a pelare una quantità infinita di cipolle per la sera. Dalla mezzanotte in poi, le due arzille signore confezionavano panini senza sosta, sfamando la gioventù di nottambuli di mezza città, spesso avendo a che fare con ubriachi o strani soggetti della notte, ma loro imperterrite a farcire, friggere e ungere. Per mangiare quei panini, anche se facevi mille acrobazie per salvare un minimo di decoro, ti ritrovavi la maglietta a macchie di olio con inserti di peperone. Non solo, ne trovavi ovunque, anche negli interni dell’auto, sui sedili, unto ovunque. Quei panini erano magici perchè ti saziavano subito, ma poi non li digerivi mai. Ai tempi, nel passaggio a vegana, trovai le due signore prontissime. Le care vecchine infatti mi rimpievano il panino di ogni ben di dio di verdure grigliate tracimanti olio, tirate fuori da questi barattoloni in vetro dove conservavano peperoni, melanzane, peperoncini e dei pomodorini che erano uno spettacolo. Poi ovviamente immancabili le cipolle, e patè di olive come non ci fosse un domani. Insomma, io alle Luride ci ho voluto davvero bene, e un pezz’e core è ancora lì, in Viale Argonne.

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Il libro di Adam Sobel sul cibo di strada ha proprio questo sentimento, lo stesso che animava il baracchino delle Luride. Non immaginate ricette light. NO. Queste ricette faranno la gioia piuttosto di chi, come me, è iscritto al gruppo What fat vegans eat. Cosa mangiano i vegani ciccioni. Roba da non crederci. Volete un assaggio? Leggete le ricette che ho elencato sotto, suddivise per i vari capitoli e troverete tante idee originali.

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ciambelle

CinnamonSnails

cinnamon rolls

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raw vegan blueberry cheesecake

polentine

Le ricette sono suddivise in:

colazione (french toast con pere caramellate e pecan speziate; crepes con cipolle fritte e crema di tofu all’aneto; waffel con formaggio di anacardi e mele caramellate…)
bevande (latte di sesamo alla vaniglia; latte di anacardi al cioccolato; latte al pistacchio; cioccolata calda alla menta; bevanda di tè nero ai fichi…)
stuzzichini (falafel con salsa tartara piccante al limone; polentine con formaggio di anacardi con ragù di castagne; peperoni affumicati ripieni di funghi portobello e patate…)
zuppe (zuppa di patate, funghi e spinaci; zuppa tahi di cocco al curry; zuppa francese di lenticchie…)
sandwich (sandwich con seitan affumicato; paninozzi con tempeh, burger di legumi…)
brunch (tofu al rosmarino in crosta di semi di canapa; pancake ai piselli con seitan al basilico e erbette fritte; seitan in crosta di noci pecan…)
contorni (kimchi; cavolo marinato; pasticcio di patate con aneto…)
dolci (non li guardo nemmeno sennò sto male)
ciambelle (cioè: UN INTERO CAPITOLO!)
salse (salsa agrodolce all’abicocca e habanero; burro di zucca…)

Che ne pensate? Sono o non sono originali?

Tra tutte le ricette del libro ho scelto la meno zozza, modificandola un poco per renderla più leggera… solo perchè sono a dieta, ma appena avrò smaltito questi 8 chili in eccesso giuro le provo tutte.

Si tratta di una pizza crudista. In passato avevo provato qualche ricetta, ma non ero del tutto soddisfatta, perchè spesso vengono usati i semi di lino, che rendono l’impasto amarognolo. Questione di gusto personale eh… comunque, grazie a questa ricetta ho scoperto una varietà di semi di lino più soft, di colore giallo dorato, che non hanno quel retrogusto! Li conoscete? Ne ho trovato un pacchettino in offerta, le proprietà sono simili a quelle dei semi scuri, ma il sapore è appunto molto più delicato.

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RICETTA:
(dosi per 7 pizzette tonde da 16 cm di diametro)

1 cup semi di girasole
1/4 cup olio extra vergine di oliva (io non l’ho messo)
1 gambo di sedano
1 pomodoro medio
1 cipolla media3 cucchiai di salsa nama shoyu
1 cucchiaino di origano essiccato
1 cup e 1/2 di semi di lino gialli
1 pizzico di sale integrale

In un mixer frullare i semi fino a ridurli in farina. A parte, frullare la cipolla, il sedano, il pomodoro e aggiungere 1 cup e 1/4 di acqua. Unire gli ingredienti secchi e la parte liquida, fino a ottenere una pastella. Aggiungere il sale e l’origano.
Io ho lasciato riposare mezz’ora, in modo che i semi di lino iniziassero a legare gli ingredienti tra loro, permettendo di ottenere un impasto più facile da lavorare (diventa man mano più compatto e meno liquido).
NB: come scrivevo poco fa, non ho usato olio, in questo modo ho notato che gli impasti raw restano più croccantini, mentre con l’olio rimangono più elastici, quasi gommosi… per le ‘crepes’ lo uso, perchè sono più facili poi da piegare e farcire, mentre per i crackers non mi piace utilizzarlo, perchè li preferisco più croccanti.
Con queste dosi ho ottenuto 7 pizzette tonde da 16 cm di diametro.

Ho steso l’impasto col mattarello, aiutandomi con della carta forno sovrapposta all’impasto, per evitare che si appiccicasse al mattarello, dando poi la forma tonda con una tortiera. Nell’essiccatore per 8 ore con il programma crudista, oppure in forno ventilato 5 ore a 42°C.

Per farcire le pizzette ho usato olive taggiasche, peperoncini, basilico, pepe, cipolla di tropea (che è buonissima cruda), sedano, pomodorini e avocado. Il tutto starebbe ancora meglio con una maionese veg… ma mi trattengo!!

Disavventure e insegnamenti

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Cari aficionados, come state?

Oggi sarà un post un po’ diverso dal solito… spero non vi dispiaccia, ma sento il bisogno di condividere qui con voi un fatto accaduto ieri.
Mentre il mio compagno era fuori con la nostra cagnolina, Medora, si è verificato un fatto che mi ha portato oggi a voler scrivere queste righe.

Faccio una piccola premessa, Medora è con noi da 7 anni e non ha mai fatto male a una mosca, anzi, si è dimostrata da subito un cane eccezionale con i nostri gatti, con gli altri cani, con bambini, umani e chiunque incontri. L’ho accolta a scatola chiusa, quando l’ho trovata aveva già 6 anni e una vita trascorsa tra le strade di Napoli. Davvero non potevo desiderare un cane migliore. E lo penso tuttora :-)

Vengo al dunque. Ieri Medora ha pizzicato il pantalone di un signore per strada, che si stava avvicinando al mio compagno, e gli ha causato uno strappo nel tessuto. Questa persona ha chiesto i danni, che ammontano a 2000 euro, trattandosi di un vestito di sartoria.

Se avessimo incontrato un’altra persona probabilmente si sarebbe fatta una risata, e tutto sarebbe finito lì. Io so solo che al suo posto non mi sarebbe neanche venuto in mente di chiedere i danni, ma non siamo tutti uguali. Ci siamo trovati impreparati a gestire una situazione per noi nuova, ma voglio trarne un insegnamento e soprattutto condividere con voi questa riflessione: se avessimo avuto un’assicurazione sul nostro cane, ci avrebbe tutelati.

Noi non sapevamo nemmeno dell’esistenza della possibilità di farla, tra l’altro con una spesa minima, e questa nostra superficialità ha portato degli effetti non proprio piacevoli!

Quindi cari amici, sono qui per rivolgermi a tutti coloro che hanno un cane, per riflettere, se già non l’avete fatto, sull’eventualità di assicurarlo.

Mi spiace, vorrei che il mondo fosse un posto migliore di quello che è ora, che non ci fosse bisogno di ricorrere a tali burocrazie, ma è importante tutelare noi e i nostri cari <3

Detto questo, Medora non è stata sgridata perchè crediamo che volesse proteggerci, a modo suo, dall’energia di questo personaggio… i cani hanno fiuto! Spesso più di noi <3

Vi auguro un buonissimo weekend!

Chickpea flour does it all, di Lindsey Love

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Cari amici, come state? Qui è sbocciata l’estate e in questi primi giorni di caldo, sole e cieli azzurrissimi ne ho approfittato per lunghe passeggiate nella natura, al mare e tra le montagne vicine alla mia città, dove si arriva in poco tempo prendendo la funicolare, un buffo trenino che sembra uscito da un film di Miyazaki.

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Oltre alla Natura mi sono dedicata ad appassionanti nuove letture ed esperimenti in cucina. Insomma, ho cazzeggiato, così ora posso ributtarmi a capofitto nel prossimo progetto lavorativo, che mi terrà impegnata fino a fine giugno! Lavorare da casa al computer è meraviglioso, mi permette di gestire tempi e spazi durante la giornata, ma ha anche alcuni aspetti non proprio piacevoli come le lunghe ore seduta, soprattutto quando si hanno scadenze ravvicinate. A volte è alienante e non è proprio il massimo per la salute!
Per fortuna c’è lo yoga che mi aiuta e da qualche giorno ho iniziato a correre… anche se sembro un panda ballonzolante multicolor… non proprio un bello spettacolo. Che poi, per una strana coincidenza dove vado a correre sul lungomare sembra la sfilata di Miss Universo. Cioè, tu esci di casa sentendoti già mediamente un cesso, e torni spompata, disarticolata e con l’autostima a brandelli. Comunque, se rileggo i post qui sul blog, ogni anno in questo periodo arrivo puntuale con i miei tentativi di approccio sportivo. Ahahahah.

Passiamo alle letture. C’è un libro di cui voglio assolutamente parlarvi, di cui vi avevo accennato qualche post fa, ovvero Chickpea flour does it all, di Lindsey Love. Lindsey è l’autrice del seguitissimo blog dollyandoatmeal, dove condivide ricette vegetariane immortalate da splendide foto. Oltre al blog collabora con riviste di fama internazionale come l’Huffington Post e Conde Nast.

lindsey+s.+love+_+dolly+and+oatmeal

Quando ho visto che il libro tratta solo di ricette a base di farina di ceci, che adoro, non ho resistito dal prenderlo, anche se si tratta di un libro vegetariano, e non vegano. Per vegetariano intendo che ci sono le uova. Burro, latte e derivati dei latticini invece non ci sono. In America c’è una definizione anche per questo, ovvero ‘dairy free‘. E’ quindi un libro adatto a chi segue un’alimentazione senza glutine, senza latticini e vegetariana.

Io l’ho preso incuriosita dai mille usi della farina di ceci e pensando di poter tranquillamente veganizzare le ricette. In molti casi è così, ma non sempre è facile, ora mi spiego meglio così anche voi vi fate un’idea e spero di potervi aiutare a capire meglio se fa al caso vostro 😉

Le ricette che ho provato per ora sono diverse, sia dolci che salate, come queste polpette con patate dolci. E’ la prima volta che le provo, e mi hanno conquistata! Voi le consocete già? Mi consigliate qualche ricetta per prepararle di nuovo?
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Devo dire onestamente che è un libro molto interessante, ma a mio avviso non adatto a tutti, almeno non a chi è vegano e magari ha poca dimestichezza con i sostituti delle uova e farine senza glutine (oltre alla farina di ceci infatti Lindsey utilizza solo farine senza glutine, soprattutto riso, sorgo e avena- quest’ultima se certificata senza glutine in Italia non è semplice da trovare, ma si può ordinare online). Questo ovviamente è solo il mio parere personale.

Per gli impasti glutinosi infatti, dove sono previste fino a 2 uova, spesso basta ometterle. Con gli impasti senza glutine invece è diverso! Io ero partita super spavalda, scegliendo una ricetta di biscotti che prevedeva 2 uova ed eliminandole, senza sostuirle con altro (semi di lino, olio, sciroppo…). Risultato? I biscotti si sono sfaldati appena ho cercato di staccarli dalla teglia. Peccato, perchè il sapore era divino!!! Così che ho fatto? Li ho subito spacciati come un ‘crumble’ (una specie di dolce sbricioloso) e serviti dentro ciotoline con scaglie di cioccolato fondente e sono stati spazzolati dal mio compagno… ignaro che si trattasse di un esperimento culinario fallito!

Detto questo, se siete più esperti di me con le farine senza glutine, sicuramente vale la spesa (circa 20 $).

Veniamo ai contenuti del libro più nel dettaglio.
Le ricette sono strutturate in base ai 12 mesi dell’anno. Ogni mese ha 8 ricette, per esempio per il mese di MAGGIO, Lindsey propone: frittata di farina di ceci con asparagi, limone ed aromatiche (ricetta vegan); torta al rabarbaro (ricetta vegetariana, prevede 2 uova); pasta senza glutine con crema di anacardi e crescione(ricetta vegan); polenta di farina di ceci con erbette primaverili saltate(ricetta vegan); piadina di ceci con radici e germogli (ricetta vegetariana, prevede 1 uovo); fagottini di farina di ceci ripieni di erbette e piselli (ricetta vegan); cupcake con crema di limone e fiori di lavanda (ricetta vegetariana, prevede 2 uova); crostata di fragole, con crema al cocco e cardamomo (ricetta vegan).

Per ognuna di queste ricette ho specificato se si tratta di ricette vegan, oppure da veganizzare, così potete farvi un’idea. In generale ho notato che la percentuale di ricette vegan è maggiore tra le portate salate, mentre spesso nei dolci usa uova, anche se non è il caso della crostata di fragole del mese di maggio, che è già vegan. Conto di provarla presto!

Spero che questa recensione possa esservi stata d’aiuto, in molti ultimamente parlano di questo libro, in effetti l’idea di un libro dedicato interamente agli usi della farina di ceci è geniale, peccato non sia 100% vegan… comunque, se lo prendete fatemi sapere la vostra!

A presto!

Tabulè crudista di canapa e un ricettario vegan

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Sembra impossibile, finchè non viene fatto.
Nelson Mandela

Cari amici, come state?
Inizio questo post con una sorpresa, un ricettario vegan scaricabile gratuitamente, con un menù settimanale alla portata di tutti!
Per averlo, basta iscriversi qui.

Per chi di voi non fosse vegano e si stesse chiedendo come fare a diventarlo, lunedì avrà inizio la Settimana Veg, organizzata da Essere Animali. Insieme, prepareremo per 7 giorni un menù giornaliero semplice e bilanciato, condividendo passo passo su questa pagina le varie domande che potranno nascere, i risultati degli esperiementi ecc. Il menù è stato messo a punto dalla dottoressa nutrizionista biologa vegana Denise Filippin, dallo chef Marco Bortolon e dalla Balenina vostra. Che dite, vi va di cucinare insieme?
settimana veg

Bene, ora passiamo alla ricetta! E’ da un po’ che non condivido con voi i miei esperiementi culinari! C’è un motivo, in realtà… ho iniziato la traduzione di un libro piuttosto impegnativo e non ho al momento molto tempo da decisare ai fornelli, ma questa ricetta di oggi è veramente velocissima, visto che oltretutto non richiede nemmeno la cottura!
Qualche tempo fa sono stata con la Mutter in un ristorante crudista a Milano, il Mantra. Tra i vari piatti mi aveva colpito un tabulè, così tornata a casa ho provato a rifarlo, cambiando gli abbinamenti (al Mantra era con pomodoro, cetriolo e basilico).

Il tabulè in origine è un piatto tipico dei paesi arabi, a base di grano spezzato (bulgur) e verdure, aromatizzato con menta. In questa versione ho utilizzato dei semi di canapa decorticati al posto del bulgur, rendendo così il piatto senza glutine e crudo.IMG_1912

INGREDIENTI
(per 2 persone)
150 gr di semi di canapa decorticati;
mezzo cetriolo di medie dimensioni
1 gambo di sedano
1/2 cipolla rossa di tropea
1 pizzico di cannella
olio extra vergine
una manciata di foglie di menta fresca

NB: per chi non conosce questi semi, potrà pensare sia eccessivo utilizzare appunto dei semi per creare un piatto simile. In realtà, a differenza di altri semi (es. girasole, lino ecc) danno una sensazione di leggerezza, non di pesantezza. Inoltre, le dosi sono inferiori rispetto a un normale piatto di tabulè con bulgur, anche perchè i semi danno un senso di maggiore sazietà! Provare per credere!

Ho tagliato a pezzettini il cetriolo, il sedano, la cipolla di tropea, le foglie di menta, mischiadoli con i semi decorticati, cui ho aggiunto un po’ di cannella e un filo di olio extra vergine. Prima di servire, ho messo in frigo qualche minuto, per far amalgamare meglio i sapori.
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La ricetta come vedete è davvero semplicissima! L’unico scoglio potrebbe essere reperire i semini, ma nel mio caso li ho trovati online a buon prezzo!
Già che c’ero, ho acquistato anche una confezione di semi di canapa non decorticati, con cui ho autoprodotto il latte di canapa.

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Tra tutti i tipi di latte vegetale provati fin qui (soia, riso, avena e mandorle) è in assoluto quello che preferisco. Ha un retrogusto di nocciola, ed è già dolcissimo di suo. Insomma, il sapore è proprio piacevole!
Con il latte ho poi autoprodotto il formaggio, che si ottiene facendo cagliare il latte (1 litro) con 1 cucchiaino di sale marino, portano a bollore. La resa non è stratosferica, perchè con 1 litro di latte ho ottenuto 1 tazzina di formaggio… però il sapore è buonissimo! Qualcuno magari l’ha già fatto e ha consigli per aumentare la resa? Fatemi sapere!
Vi auguro uno splendido weekend! Io lo passerò a lavorare al libro, ma domattina se il tempo è bello farò una breve gita a salutare il mare!

Crostata senza glutine con marmellata di gelsi

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Cari aficionados, come state?

Nel weekend appena trascorso abbiamo festeggiato il compleanno di mio suocero e per l’occasione ho preparato due torte, che sono state super apprezzate! Una crostata senza glutine e una con farina di farro. Oltre a queste anche mia suocera ha preparato una meravigliosa torta ananas e uvette: la sua prima torta vegana…!!

C’era ben più di un motivo per festeggiare insomma ehhe… (ho chiesto a mia suocera la ricetta della torta ananas e uvette, e conto di rifarla e condividerla con voi, davvero ottima!!) Alla family si sono unite anche due ragazze finlandesi, ospiti del bellissimo B&B dei suoceri, contentissime di assaggiare ben 3 torte vegane! Le due erano entrambe vegetariane e così hanno fatto diverse domande sulla scelta vegan, e devo dire che sono rimaste molto impressionate dai dolci.

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A parte il paesaggio mozzafiato e la compagnia, una delle cose che amo di quel posto è un albero di gelsi immenso, che regala sempre frutti in abbondanza. A dire il vero ne regala talmente tanti che si fa fatica a mangiarli tutti, così una parte finisce in freezer, dove conservo scorte di frutti per aggiungerli agli smoothie durante i mesi invernali.

La torta che è piaciuta di più è stata una crostata senza glutine, con marmellata di gelsi, preparata ispirandomi a una ricetta del libro Chickpea flour does it all, di Lindasay Love. Dopo averla elaborata, grazie anche all’aiuto di un’amica blogger che mi ha aiutato nei test (la mitica Sissa <3) l’unico ingrediente che ho tenuto dell’originale sono i fiocchi di avena, che rendono l’impasto speciale e buonissimo! Ho dunque sostituito tutti gli altri ingredienti con altri più affini alla mia cucina, per esempio come sapete ho abolito il cocco dalle mie ricette (il perchè potete leggerlo qui) e qui l’ho sostituito con olio di semi di girasole. Ho poi sostituito la farina di ceci dell’originale con farina d’avena, perchè a mio parere conferisce un gusto più simile alla frolla ‘classica’ e lo sciroppo d’acero con sciroppo di riso. Inoltre ho aggiunto un po’ di cannella, che nelle frolle a mio gusto dà sempre una marcia in più.

L’avena in Italia è bandita dall’associazione celiachia, perchè, pur essendo un cereale senza glutine, viene prodotta in stabilimenti che lavorano anche glutine e quindi non può essere certificata con la spiga barrata. Tuttavia ormai su internet si trovano diverse farine e fiocchi d’avena provenienti da aziende estere, certificate senza glutine. Io qui per esempio ho usato una marca olandese con cui mi trovo molto bene.
Ovviamente, se non siete celiaci, andrà benissimo la farina d’avena e fiocchi che si trovano qui in Italia, ce ne sono diverse marche anche bio a prezzi buoni e reperibili nei comuni supermercati.

INGREDIENTI (per una torta del diametro di 20 cm)
80 g fiocchi d’avena
60 g farina d’avena
35 g mandorle
3 cucchiai di olio di semi di girasole
2 cucchiai di sciroppo di riso (se non siete celiaci andrà bene anche malto di riso)
1 pizzico di cannella

Ho preriscaldato il forno a 180°. Nel frattempo, in un mixer, ho ridotto le mandorle e i fiocchi d’avena in farina. Rispetto alla farina di avena, quella ottenuta riducendo i fiocchi resta più grezza.
Ho mischiato tutti gli ingredienti tra loro, prima i secchi, poi ho aggiunto l’olio e lo sciroppo. Lentamente si è formato un impasto piuttosto compatto.

Questo impasto va steso a mano nella tortiera, perchè non si stende con il mattarello. Ho praticato dei forellini con la punta della forchetta, per evitare bolle d’aria e l’effetto ‘vulcano’ durante la cottura. Ho aggiunto marmellata di gelsi, ma andrà benissimo qualunque marmellata di vostro gusto.

In forno per 30′, a 180°.

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Nonostante fossi molto scettica, questo impasto resta ben compatto quando si estrae la torta dalla tortiera, quando si tagliano le fette non si sbriciolano in mille pezzi, eppure allo stesso tempo resta anche molto friabile, proprio come una frolla. Posso dire di averla già rifatta diverse volte e per me al momento è la migliore frolla vegana senza glutine tra quelle che ho provato.

Se avete altri suggerimenti di frolle senza glutine collaudate, sono comunque ben accetti!

Happy birthday to me: torta soffice all’ananas

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Cari aficionados, come state?
In questi giorni ho festeggiato il mio compleanno…
… il mio quinto compleanno qui con voi!

Ebbene, vi confesso che non mi è mai piaciuto festeggiare questa giornata. Fin da bambina, pur essendo una persona solare, innamorata della vita e tendente sempre a vedere il mondo circondato da una bolla rosa, in questa ricorrenza mi assale puntuale una malinconia fotonica, con il mio animo da Peter Pan che fatica a sentirsi a ritmo con la vita che va avanti, e che vorrebbe piuttosto essere a bordo della Lamborghini rossa di Ritorno al Futuro, per girare a piacere tra universi paralleli, fingendo che questa convenzione che chiamiamo ‘tempo’ in realtà non esista…
Quest’anno però è stata una giornata diversa. Inaspettatamente diversa. Non so, forse sono finalmente uscita dalla fase adolescenziale, mi sono cambiati i dosaggi ormonali, che so… dicono che invecchiare porti a essere più saggi… sarà!? Di certo in questi anni ho messo molto impegno e dedizione per fare un percorso con me stessa, facendo amicizia con quelle parti più nascoste, per uscire dai ruoli e abbracciare l’autenticità, ritrovarmi smarrita, ammaccata, per poi incontrare altre anime sullo stesso cammino, e scoprire che quel peso diventava sempre più leggero, grazie anche alla magia della condivisione, che ti apre la vita… e quanta strada ancora da percorrere! Giorno dopo giorno, ti accorgi di quanto ci sia ‘sempre una scusa per non essere felici‘, anche quando tutto sembra girare per il verso giusto. Quest’anno, allo scoccare del mio compleanno, semplicemente ho aperto gli occhi e ho visto che ogni alibi era crollato, e forse ancora non è tutto esattamente al posto giusto, ma tanto non lo sarà mai… Quindi, ho tanto di cui ringraziare, i legami profondi che mi legano alle persone, essermi risvegliata a una missione in cui credo con ogni particella del mio essere, il mio compagno di vita, che ho scelto e che ogni giorno scelgo, accanto al quale posso immaginare di invecchiare, e poi un lavoro, la scrittura, che ho faticato tanto a costruire e che ha richiesto tanti sacrifici, coraggio e una buona dose di follia… e ancora di più di tutto questo, la consapevolezza che tutto questo è impermanente e che la mia felicità ha radici molto, molto più profonde, persino più profonde del tempo che passa. A proposito mi viene in mente una frase con cui Marco Missiroli ha aperto il suo ultimo libro, Atti osceni in luogo privato.
12627846_737544133013463_150141741_nEcco, credo che in due righe Calvino abbia sintetizzato tutto il ragionamento di pancia, pure un po’ ingarbugliato, di qui sopra.
Quest’anno ho tanto da festeggiare, e lo voglio fare con questa torta, ananas e uvette, la prima torta vegan di mia suocera. Perchè sì, il mondo sta cambiando, è evidente, e io ci credo, e voglio far parte di questo cambiamento, e così facendo coinvolgere le persone che mi sono più vicine, partendo dai miei famigliari.

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INGREDIENTI
(per uno stampo di 20 cm di diametro)
220 g di farina (io ho usato farro integrale, mia suocera usa farina 00);
100 g di zucchero grezzo di canna (io uso zucchero tipo Mascobado);
100 ml olio di semi leggero;
100 ml succo di ananas (io ho usato il succo dell’ananas in lattina);
1 bustina di lievito per dolci in polvere vegan (tipo cremor tartaro);
qualche fettina di ananas per guarnire;
una manciata di uvette;
granella di mandorle per guarnire (optional)

Ho acceso il forno a 180° C per preriscaldarlo.
Ho mischiato gli ingredienti secchi (farina, zucchero, lievito), poi ho aggiunto uvette e pezzetti di ananas (circa 2 fettine fatte a tocchetti) e gli ingredienti liquidi (olio, succo d’ananas). Ho mescolato fino a ottenere un impasto non liquido, ma piuttosto compatto ed elastico. Ho versato l’impasto nella tortiera e aggiunto delle fettine di ananas in superficie per decorare.
In forno a 180°C per 30 ”.

Il risultato è una torta sofficissima, morbida, che rimane buonissima anche mangiata il giorno dopo (se ne avanza!), perchè i pezzettini di ananas mantengono l’impasto umido…
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E’ una torta davvero facile, io l’ho già rifatta diverse volte ed è sempre venuta bene e super apprezzata da amici, parens e vicini di casa <3
Se la provate fatemi sapere!
Buona domenica!

L’estate è…

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L’estate è uscire a spasso con Medora con i capelli bagnati e lasciarli phonare dal vento… è mangiare l’anguria ghiacciata in silenzio, di notte, ascoltando i rumori della città che dorme… è poter dimenticare le scarpe fino all’autunno e girare a piedi nudi (o in infradito), con le dita che fanno la ola, felicissime di uscire allo scoperto…

l’estate è avere più tempo per leggere e poter finalmente mettere mano a tutta la pila di libri accumulati sul comodino (che sballoo!! Per esempio ora sto leggendo La meccanica del cuore, un libro meraviglioso, che vi stra consiglio soprattutto se, come me, amate le atmosfere gotiche dei film di Tim Burton)… è stare all’aria aperta e godersi i lunghi tramonti tempestati di gabbiani e rondoni che danzano in cielo… la mia estate è uscire di casa con la protezione totale, l’ombrellone, il cappello, gli occhiali, visto che devo avere origini celtiche o dalle parti della Transillvania… l’estate è aver poca voglia di stare ai fornelli perchè fa troppo caldoooo!

E per voi, che cos’è l’estate?

Quest’anno sono alle prese con parecchio lavoro, ma mi sono ripromessa, abitando al mare, di riuscire a fare almeno un bagno a settimana per ricaricare le pile. Per le vacanze quest’anno dovremo aspettare settembre (mi sembra così lontano!!!)… sogno una meta in mezzo al nulla, senza auto, senza rumore, senza urbanizzazione… vi farò sapere se riesco a trovarla!!! E voi, che programmi avete?

Ma ora veniamo alla ricetta che vorrei condividere qui con voi. Si tratta di una vellutata cremosissima, buona anche fredda. Almeno, a noi piace gustarla così!

E’ velocissima da fare e con pochi ingredienti alla portata di tutti! Se la provate non dimenticate di taggarmi, così saprò se vi è piaciuta :))

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INGREDIENTI
(dosi per 2 persone voraci)

200 g di pisellini secchi spezzati;
500 g di carote;
1,2 l di acqua o brodo vegetale;
1 cucchiaino di sale marino integrale;
3 spicchi di aglio;
1 cipolla grande;
1/2 cucchiaino di cannella in polvere;;
1/2 cucchiaino di cumino in polvere;
1/2 cucchiaino di pepe nero;
1 cucchiaino di curcuma in polvere;
4 baccelli di cardamomo

Ho messo ammollo i pisellini secchi per 4 ore. Li ho risciacquati e messi in una pentola, insieme a 1,2 l di acqua, il sale, l’aglio e la cipolla spellati e le carote sbucciate e fatte a pezzettoni.

Quando i pisellini e le carote sono diventati teneri (circa 40/45 minuti), ho spento il fuoco, aggiunto le spezie (per il cardamomo ho sbucciato i baccelli e tritato i semini con un macina spezie) e frullato con il mio fido minipimer dell’anteguerra.

Ho lasciato raffreddare e prima di mangiare ho condito con un filo di olio extravergine a crudo. Buona e rinfrescante!
Dimenticavo, se ne avanzate conservatela in frigo in un contenitore chiuso, sarà buonissima anche i giorni seguenti 😉


Della ricetta del tofu strapazzato a modo mio e del perchè mollare certi freni a mano

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“If everything seems under control, you’re not going fast enough.”

(Se tutto sembra sotto controllo, non stiamo andando abbastanza veloce)

Mario Andretti

Qualche giorno fa mi è capitata sotto il naso questa frase di Mario Andretti, celebre pilota di auto da corsa. Mi ha fatto pensare a quanto spesso la nostra tendenza sia quella di voler far sì che le cose restino come sono. Ci affanniamo a mantenere il ‘controllo’… ma questo in effetti raramente porta a crescere e a realizzare grandi obbiettivi.
Come sottolinea Andretti, chi vince è colui che non solo accoglie il cambiamento, ma che si lancia a capofitto in quella direzione, con il piede a tavoletta sull’accelleratore. Niente male per chi come me ha il coraggio di un coniglietto di pezza… anche se questo non vuole dire rivoluzionare la propria vita, ma che ci sia una certa predisposizione a lasciarsi andare al caos.
Ecco, ripensando agli ultimi mesi, è stata una sfida quotidiana a rimuovere quel freno a mano, quel ‘sogno fino a dove posso’. Con momenti di fiducia cosmica alternati al panico. Poi è successo che una mattina di qualche giorno fa sono inciampata in questa frase, e mi sono accorta imporvvisamente che… inizio a prenderci gusto!

***

Cari aficionados, prima di condividere con voi la ricetta del tofu strapazzato a modo mio, una premessa doverosa. Le ricette del blog subiranno qualche cambiamento da qui in poi. Sto seguendo una dieta speciale, per alleviare i disturbi di una patologia di cui soffro da anni, ovvero la PCOS. Per questa dieta mi sono affidata a una professionista qualificata, nutrizionista e vegana, oltre che cara amica. In pratica ora la mia alimentazione, oltre ad essere ovviamente vegan, esclude tutto ciò che non è integrale, gli zuccheri (sob sob) a parte quelli naturali della frutta e il glutine. Seguendo questo tipo di alimentazione nella vita reale, naturalmente anche le ricette che pubblicherò qui seguiranno questo cambiamento… spero che anche altre persone affette da questa mia stessa patologia possano trovare spunti utili (a soffrirne è una fetta sempre maggiore della popolazione femminile…) ma non solo loro :-) Credo che comunque sia un’occasione anche per chi è vegan di trovare alternative più sane. Come sapete non mi sono mai considerata vegana ‘salutista’, visto che la mia è una scelta innanzitutto etica, ma ora la mia salute mi ha messo davanti a questa scelta! Per me sarà uno stimolo in più a sperimentare nuove ricette. A proposito, qualcuna di voi ha avuto la stessa esperienza? In lingua italiana c’è ancora poca letteratura in merito, per ora mi sto affidando a testi americani soprattutto, in particolare uno che mi ha consigliato Virginia, del blog http://www.veganbul.co/ .

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Dopo sto po’ po’ di premessa, ecco la ricetta, che potete fare in 2 minuti!

INGREDIENTI
(per 1 persona)

1 panetto di tofu
1/2 cipolla
1/2 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di curcuma
1/2 cucchiaino di pepe
1/2 cucchiaino di cannella
1 fetta di ananas (tagliata tipo ananas in scatola, per capirci sulla dimensione)
50 g di anacardi tostati o al naturale (se usate anacardi tostati saranno già piuttosto salati e sarà inutile aggiungere sale, se invece usate anacardi al naturale regolate il sale in base ai vostri gusti)
sale marino integrale, a piacere
olio extra vergine per il soffritto (**oppure acqua, se seguite diete speciali senza olio)

In una padella ho fatto soffriggere la cipolla, poi aggiunto le spezie, e fatte tostare 2 minuti. Ho aggiunto l’ananas, gli anacardi e subito dopo il tofu sbriciolato. Ho mescolato, a fuoco medio, per altri 2 minuti, finchè il tofu ha preso il colore giallo della curcuma.

Il tofu strapazzato è pronto! Una ricetta adatta anche per negati in cucina, dal sapore agrodolce che ricorda certi piatti esotici.

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Un abbinamento?

A me piace moltissimo nel riso basmati integrale, con aggiunta di piselli, per una rivisitazione del classico riso alla cantonese (che avrebbe l’uovo al posto del tofu, che solitamente si fa con riso bianco raffinato anzichè integrale e prevede prosciutto, che ovviamente non uso!)

Mentre preparo il tofu, metto a cuocere il riso basmati integrale (rispetto ad altri tipi di riso integrale ha tempi di cottura molto più veloci, avendo i chicchi piccini), circa 120 g a persona. In un padellino faccio saltare dei piselli surgelati (circa 50 g a persona) con dello scalogno e un pizzico di sale integrale.

Quando il riso è cotto e i piselli sono pronti, scolo il riso e lo verso nella padella insieme al tofu, e aggiungo i piselli. mescolo bene per un paio di minuti a fuoco medio, ed è pronto!

Se lo provate, non dimenticate di taggarmi nelle vostre foto, sia su instagram che su fb, sarò felice di condividerle 😉

***

Post lunghissimo! Ma non posso non condividere con voi l’uscita nelle librerie di Kombucha Revolution, di Stephen lee, edito da Sonda, per il quale ho curato la traduzione ed edizione italiana. Volete un assaggio?

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Nel menù, scorrete la tendina ‘about me‘ e vedrete che ho aggiunto la voce ‘kombucha revolution’, dove vi racconto qualcosa di questo libro!
Sempre nel menù, alla voce ‘about’, troverete anche i prossimi progetti aggiornati ai quali mi sto dedicando e che usciranno in autunno :-)

Panzanella senza glutine con fiocchi di avena e i progetti per le vacanze

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Cari aficionados, come state?
Vi scrivo questo post mentre preparo la borsa per le vacanze… erano mesi che aspettavo questo momento!
In effetti per me è stata un’estate atipica, passata per la maggior parte a lavorare ad alcuni progetti in uscita il prossimo autunno (un ricettario vegan sull’avena e un manuale sulla gravidanza, allattamento e svezzamento vegan). Per queste vacanze ho in programma di…

  • dormire quando ho sonno, senza sveglia puntata alla mattina, concedendomi delle penniche qua e là, quando ne sento il bisogno. Sleep-therapy. Ce vò! Che poi magari mi sveglio lo stesso all’alba, ma voglio poter tornare il più possibile a seguire i miei ritmi naturali da bradipa;

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  • leggere tutta la pigna di libri accumulati in questi mesi. Leggere è un lusso che mi piace concedermi spesso in questo tipo di vacanze dedicate al relax, anzi direi che è tra le mie attività preferite in assoluto durante la giornata, quando non sono impegnata a poltrire, fare lunghe camminate a piedi nudi nella sabbia, andare in esplorazione dei fondali marini insieme al mio amor! Quest’anno ho portato con me Stoner, di John Williams; la guida di Praga (a breve ho in programma un viaggetto!); Piccole sorprese sulla strada della felicità, di Monica Wood e La profezia della curandera, di Mamani.

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  • camminare il più possibile scalza. Quello che mi piace delle vacanze, soprattutto nei posti di mare, è la facilità con cui si può stare scalzi dalla mattina alla sera. Quest’anno abbiamo trovato una sistemazione che dà direttamente in spiaggia, senza strade da attraversare, basteranno pochi passi nella sabbia soffice per pucciare i piedi nell’acqua, e già sogno le nostre lunghe camminate al tramonto;

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  • fare spazio nella mente. La vacanza per me è un momento per ossigenare tutto, corpo e cervello, per fare spazio a nuove idee e progetti, per fermarmi un attimo, prendere un bel respiro, e chiedermi ‘cosa sto combinando?’, ‘è proprio lì che voglio andare?’.  Una cara amica proprio in questi giorni mi ha chiesto come si fa a mantenere la determinazione di raggiungere i propri scopi… me lo sono chiesta anche io, spesso! Credo che innanzitutto sia importante avere chiaro il perchè, ovvero la motivazione profonda per cui desideriamo qualcosa. Se questa motivazione è forte, consapevole, radicata, la determinazione per raggiungere lo scopo diventa proporzionale, almeno per quanto mi riguarda. Inoltre, per me è fondamentale condividere con qualcuno, crearsi una rete di sostegno, qualcuno che faccia il tifo per noi, ma allo stesso tempo sia capace di muovere critiche costruttive. Un amico insomma. Quando un sogno è condiviso diventa molto più grande, più potente. La nostra felicità sarà la felicità delle persone che ci stanno intorno, di coloro che credono in noi… sarà un’ondata di felicità al cubo. Questo è un insegnamento prezioso che mi ha trasmesso il buddismo, e che sento come assolutamente reale. Quando condividi qualcosa con qualcuno, è come se i sogni mettessero il turbo!

Ora, restando in tema vacanze, veniamo a una ricetta che più estiva non si può: la panzanella! Per me è il piatto che forse più di altri vuol dire ESTATE. In effetti ha costellato le mie vacanze, dall’infanzia in poi, fino ad arrivare allo scorso anno, quando ho eliminato il glutine… bene, se è vero che la necessità aguzza l’ingegno come dicono, mi è venuta una specie di illuminazione sulla via dei fornelli, e così ho pensato alla mia versione gluten free di panzanella, con i fiocchi di avena al posto del pane raffermo.

Cari aficionados, è una vera bomba!!! Oltretutto è una ricetta velocissima che non ha bisogno di cottura, proprio come piace a me in estate!

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INGREDIENTI

(per 2 persone voraci)

  • 200 g di fiocchi di avena piccoli, senza glutine
  • 120 g di pomodorini datterini
  • 1/2 cipolla rossa a dadini
  • 1 manciata di foglie di basilico fresco
  • 1/2 cetriolo a dadini
  • sale marino integrale, a piacere
  • pepe nero, a piacere
  • 5 cucchiai di olio extra vergine di oliva
  • 100 ml circa di acqua

Innanzitutto ho messo in ammollo qualche minuto la cipolla (già tagliata a dadini) e l’ho risciacquata, prima di utilizzarla. Questo breve procedimento dovrebbe smorzarne leggermente i toni, rendendola più digeribile. In una ciotola di medie dimensioni (la stessa dove ho servito la panzanella) ho versato tutti gli ingredienti, compresi i fiocchi, e ho iniziato a mescolare con le mani. Se vedete che i fiocchi assorbono più acqua, aggiungetene 1 cucchiaio per volta, senza esagerare, per evitare l’effetto ‘pastone’. La consistenza ideale a mio avviso si ha quando i fiocchi sono ancora consistenti, ma morbidi al tempo stesso. L’effetto è meraviglioso, perchè l’avena non solo sazia molto, ma è anche gustosa, è un piacere da masticare ed è buonissima.

L’ideale è lasciare a riposo la panzanella per 1 ora prima di servire, in modo che i fiocchi assorbano i liquidi al meglio.

Se provate questa versione non dimenticate di taggarmi, su instagram o FB, così saprò che l’avete provata :-)))

BANANA CRUMBLE PIE e gli Oscar dei blog dedicati al cibo

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Cari aficionados,

come state?
In questi giorni sono uscite le nominations dei tanto attesi Saveur Blog.. ovvero gli ‘oscar dei blog‘ dedicati al cibo, un momento per me attesissimo, soprattutto per scoprire nuovi blog e nuove ricette!

Se volete sbirciare l’elenco completo, potete farvi un’idea a questo link. Io me li sono andata a visitare tutti, e tra le categorie che ho apprezzato maggiormente quella dedicata ai foodblog di viaggio (con foto da fare invidia al National geographics!) e ovviamente la categoria dolci, dove tra i finalisti c’è anche un blog italianissimo, a cui faccio i miei complimenti (si tratta di L’ultima fetta) e il mio idolo indiscusso, la mitica Linda Lomelino… date un occhio alle sue torte, sono degli autentici capolavori! Se già non la conoscete, il suo blog è callmecupcake, ed ecco un’assaggio delle sue ultime foto postate…

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Sbirciando tra i blog stranieri che seguo, tra le varie ricette ha catturato la mia attenzione una ricetta dolce, vegan e senza glutine, a base di avena. Se avete seguito il blog ultimamente, sapete già che in autunno uscirà un ricettario vegan interamente dedicato all’avena, di cui ho curato la traduzione e l’edizione italiana. In casa quindi ormai da qualche tempo si mangia avena in tutte le salse, e devo dire che ne andiamo matti, sia nelle preparazioni salate che in quelle dolci. In questo caso vi propongo una crumble cake all’avena, ovvero una specie di torta multistrato sbriciolosa, farcita con frutta (in questo caso banana) e ricoperta da frutta secca e altre goloserie.

In questi giorni morivo dalla voglia di un dolce sano, perchè sto continuando il mio percorso di cura della PCOS attraverso l’alimentazione, quindi zuccheri raffinati e glutine sono per me banditi.
A dire il vero, pensare a un dolce vegano, senza glutine, senza zuccheri… inizialmente mi ha lasciata perplessa, ma si sa, la necessità aguzza l’ingegno :-) Avete presente Kung Fu Panda che per allenarsi a diventare un super eroe usa il cibo come incentivo? ihihi, più o meno l’effetto che i dolci hanno su di me!

Mi avete chiesto come faccio, a mantenere questa determinazione. Beh, non è una passeggiata… ma ho molto chiara la motivazione, e questo è fondamentale! Ogni giorno rinnovo la decisione di portare avanti fino in fondo questo percorso, e soprattutto mi faccio sostenere da amici e persone vicine. Anche condivedere qui mi aiuta, perchè spero di poter incoraggiare altre giovani donne alle prese con lo stesso problema!
Inoltre, ho trovato grande conforto e consigli preziosi su un gruppo FB appositamente dedicato all’argomento… per ora posso solo dire che sono riuscita a perdere 7 kg, me ne mancano solo 3 per tornare al mio peso forma! Per vedere i risultati di questo cambiamento però dovrò attendere ancora un po’, almeno fino all’inverno… mi piacerebbe tornare da quei ginecologi che non mi hanno dato speranza e poter dire: vi sbagliavate! E comunque, se anche così non dovesse essere, avrò fatto del mio meglio senza arrendermi :-))

Ma ora, veniamo alla mia versione di ‘banana crumble cake’!

Ok, ora mi imbarazza non poco mostrarvi le mie foto dopo aver citato qui il gotha dei food blog!! Mi farò coraggio… :-)))

Dunque, la ricetta è molto simile a quella che vi avevo proposto tempo fa, ovvero della crostata senza glutine con marmellata di gelsi, ricordate?

Ho apportato qualche piccola modifica, nel senso che ho utilizzato farina di riso anzichè farina di avena, visto che non per tutti è semplice da reperire nella versione senza glutine certificata (che io autoproduco oppure acquisto online). Di conseguenza, sono cambiate leggermente anche le dosi di olio di semi e di sciroppo di riso, perchè la farina di riso ne assorbe di più.

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Ma veniamo agli ingredienti per questa goduriosa BANANA CRUMBLE PIE che non vi farà sentire la mancanza dei dolci zuccherosi a base di glutine.
(per una tortiera da 20 cm di diametro)

– 160 g di fiocchi di avena mignon;
– 120 g di farina di riso;
– 70 g di mandorle o altra frutta secca (per questa della foto ho usato 1/2 anacardi e 1/2 mandorle, ma l’ho rifatta anche con sole mandorle e il risultato è identico. Mi riservo di provare con 1/2 nocciole, secondo me il sapore aromatico della nocciola dà una marcia in più perchè sta benone con le banane)
– 12 cucchiai di olio di semi di girasole- 10 cucchiai di sciroppo di riso
– 1 pizzico di cannella
– 3 banane mature del commercio equo e solidale

In un frullatore ho frullato insieme le mandorle e i fiocchi di avena mignon fino a ridurli in farina. Ho versato la farina così ottenuta in una ciotola e poi aggiunto la farina di riso e la cannella in polvere.

Agli ingredienti secchi ho quindi aggiunto quelli liquidi (olio e sciroppo di riso), finchè si è formato un impasto piuttosto solido, con la consistenza briciolosa tipo frolla.

In una tortiera a cerchio apribile, ho steso la base aiutandomi con le mani, mantenendo uno spessore di circa 1/2 cm. Ho pressato con i polpastrelli, finchè la base è risultata omogenea, poi ho bucherellato leggermente il fondo con la punta di una forchetta.

Ho tagliato a rondelle le banane e ho steso le fettine di banana sulla base della torta.

Infine, ho cosparso lo strato di banane con l’impasto avanzato, sbriciolandolo il più possibile per ottenere l’effetto tipico dei crumble (molto simile alla sbrisolona nostra).

Ho messo in forno, già caldo, a 200° per 20 minuti.

Ho lasciato raffreddare nel forno.

Questa torta si conserva in frigorifero 3-4 giorni. Volendo potete servirla con una pallina di gelato vegetale alla vaniglia, oppure guarnirla con burro di noccioline o nocciolata vegan, come questa versione della foto.

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Le fette risulteranno ben compatte; pur essendo una ‘crumble’ pie, la base non si sbriciolerà, a patto di lasciarla raffreddare del tutto.

Se provate a rifarla taggatemi nelle vostre foto, così sarò partecipe e mi farà piacere condividere le vostre creazioni <3

Sacher vegan & senza glutine

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La mia paura peggiore?
Non prestare abbastanza attenzione a ogni istante, lasciare che le cose della vita mi sfuggano. Perdere la capacità di stare interamente nel presente.

Pochi giorni fa leggevo queste parole in un’intervista a Laurie Anderson (moglie di Lou Reed), e pensavo a quanto, mio malgrado, rispecchino l’ultimo periodo… mi succedeva anche all’università, quando dovevo preparare un esame e il tempo sembrava fermarsi, come se tutto ruotasse intorno a quel traguardo. Era come vivere in apnea fino alla data dell’interrogazione, poi da lì tutto riprendeva come prima: prendermi cura di me e delle persone intorno a me… Ultimamente mi sono ritrovata con un progetto da consegnare e una scadenza ravvicinata, e ho rivissuto esattamente quelle sensazioni che sembravano ormai non appartenermi più da tempo.
Consegnato il progetto mi sono detta: MAI PIU’!
Voglio tornare a vivere il presente, senza sentirmi appesa a una data sul calendario. Qui e ora, anche e soprattutto quando sono sotto pressione! Ogni minuto è prezioso e non voglio avere la sensazione che le cose mi sfuggano via, voglio dare valore al mio presente ogni giorno!
A partire da non trascurare la preparazione dei pasti. E’ vero che ho un blog, ma altrettanto vero che non amo cucinare… piuttosto potrei stare a tavola ore!! Eppure prepararsi qualcosa di buono, metterci cura, è tra i primi passi per stare bene con se stessi!
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Così, con queste considerazioni in mente, in questi giorni mi sono presa il tempo per coccolarmi con una nuova ricetta dolce, che mi ha fatto letteralmente innamorare tanto da decidere di farci un video! Si tratta di una sacher, vegan e senza glutine… oltre che senza zuccheri (solo sciroppo di riso!!)

Vi assicuro che è una torta davvero golosa, buonissima anche i giorni dopo, perfetta per essere inzuppata (a me piace nel latte di riso freddo).

Se volete vedere il video lo trovate a questo link.

Altrimenti ecco gli ingredienti e il procedimento.

INGREDIENTI

200 g farina di riso
70 g fecola di patate
100 g cacao amaro in polvere
1 bustina lievito bio e vegan per dolci
100 g di anacardi (o mandorle)
300 ml latte vegetale (io uso latte di riso, naturalmente dolce anche senza zuccheri aggiunti)
8 cucchiai olio di semi di girasole
6 cucchiai di sciroppo di riso

PER GUARNIRE
granella di nocciole (opzionale)
4 cucchiai di marmellata di lamponi (oppure altra frutta, ma con i lamponi è il massimo!)
1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
1 cucchiaio di sciroppo di riso

Ho acceso il forno a 180°.
Nel frattempo ho frullato gli anacardi fino a ridurli in farina. Ho versato tutti gli ingredienti secchi, compresa la farina di anacardi, in una ciotola, e aggiunto poi gli ingredienti liquidi (olio, latte e sciroppo).
Si formerà così un impasto denso.
Ho versato l’impasto in una tortiera a cerchio apribile da 20 cm di diametro. Non serve oliarla o altro.
Ho infornato a 180° per 45 minuti.
Al termine della cottura, ho lasciato raffreddare completamente prima di guarnire.
Nel frattempo, ho preparato la guarnizione, frullando la marmellata con il cacao e lo sciroppo di riso.
Ho versato la guarnizione sulla torta e aggiunto della granella di nocciole e una scritta con del cioccolato fuso…
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Se la provate, non dimenticatevi di taggarmi nelle vostre ricette!

Ora sono in partenza per Napoli, dove starò qualche giorno, se vi fa piacere scoprire la città insieme a me, ci vediamo su Instagram 🙂

L'articolo Sacher vegan & senza glutine sembra essere il primo su la balenavolante.

Biscotti di Halloween vegan e senza glutine per festeggiare la nostra nuova vita… in 6!

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venerdì 14 ottobre. Un giorno che non dimenticherò. Per l’allerta meteo rossa, con la pioggia che ha portato devastazione in molte zone qui intorno.. ma anche per un incontro che ha stravolto ancora una volta la mia vita. E che ho voluto festeggiare con dei profumatissimi biscotti di Halloween vegan e senza glutine!

 

Chi mi conosce da un po’ perché bazzica il blog forse ha intuito che sono una specie di calamita umana per animali feriti, abbandonati, investiti… ho la grande fortuna di avere un compagno che ormai non solo si è rassegnato, ma è addirittura diventato complice, quindi ora siamo diventati una specie di calamita all’ennesima potenza. Mi viene in mente questa estate, quando eravamo spiaggiati in riva al mare, a sonnecchiare modalità bradipi in totale relax. All’improvviso lo vedo alzarsi con uno scatto felino e correre a velocità supersonica, alzando secchiate di sabbia sugli asciugamani stesi al sole… con la sua vista a raggi X aveva captato una medusa in pericolo, catturata da dei bagnanti che volevano seppellirla viva. Lo vedo farsi avanti e offrirsi di portarla in salvo al largo, brandire la medusa e partire a nuoto fino all’orizzonte, dove poi ha liberato la poverina… Quando è tornato sdraiandosi al mio fianco, i miei occhi erano gonfi di lacrime di gratitudine. Perché avere un complice con cui condividere certe esperienze, rende il presente e i futuri ricordi ancora più preziosi. L’empatia ha poi contagiato anche una famiglia vicino a noi, con cui abbiamo iniziato a dialogare di rispetto dell’ambiente e dei suoi abitanti e di scelta vegan… comunque, questa è un’altra storia.

L’incontro che ha cambiato le nostre vite, dicevo, è quello con tre gattini abbandonati in un giorno di pioggia. Purtroppo erano messi molto male e due non sono sopravvissuti. La più forte però ce l’ha fatta ed è qui con noi. Un batuffolo tanto dolce quanto selvaggio. Vi dico solo che i primi giorni pensavamo di chiamarla Iena 🙂 Quando l’abbiamo presa ci soffiava come una tigre del Bengala, e ai miei goffi tentativi di avvicinarmi ha risposto subito piantando artigli e denti a sciabola nelle mie mani. Ora, a distanza di 12 giorni, ha improvvisamente e inaspettatamente deciso che io sono la sua mamma umana, e Fonzi (il nostro gattone) la sua mamma pelosa. Da lì ha acceso il motorino delle fusa e ce l’ho spalmata addosso che chiede solo coccole. E nulla, ci siamo rimbambiti tutti. Io, Fonzi, Sottiletta, il mio amore e pure Medora, il cane. Ora si devono creare nuovi equilibri, la stiamo continuando a curare per la giardia, per la gastroenterite e per la tigna (!!!) ma lei risponde bene, mangia come un cinghiale e ha già ridotto a brandelli un divano e rotto mezza casa. Ho già detto che la adoro?

img_7071                                                                   (qui poco dopo il ritrovamento)

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(dopo una settimana di coccole…)

Per festeggiare questo lieto evento, ho preparato dei biscotti di Halloween vegan e senza glutine. In questa stagione particolarmente mi piace viziarmi con una tazza di tisana alla cannella e il profumo di dolcetti appena sfornati. Adoro l’autunno!

Così eccoli. La frolla è buonissima, davvero non vi accorgerete che si tratta di biscotti vegani e senza glutine (e senza zucchero!)… sono venute a trovarmi diverse amiche non vegane che li hanno assaggiati e sono rimaste di sasso! La ricetta è la stessa della crostata con i gelsi e della banana crumble pie.. cambiano solo i tempi di cottura.

INGREDIENTI
(per circa 10 biscottoni)

– 160 g di fiocchi di avena mignon;
– 120 g di farina di riso;
– 70 g di mandorle o altra frutta secca (per questa della foto ho usato 1/2 anacardi e 1/2 mandorle, ma l’ho rifatta anche con sole mandorle e il risultato è identico. Mi riservo di provare con 1/2 nocciole, secondo me il sapore aromatico della nocciola dà una marcia in più perché sta benone con le banane)
– 12 cucchiai di olio di semi di girasole
– 10 cucchiai di sciroppo di riso
– 1 pizzico di cannella

In un frullatore ho frullato insieme le mandorle e i fiocchi di avena mignon fino a ridurli in farina. Ho versato la farina così ottenuta in una ciotola e poi aggiunto la farina di riso e la cannella in polvere. Agli ingredienti secchi ho quindi aggiunto quelli liquidi (olio e sciroppo di riso), finchè si è formato un impasto piuttosto solido, con la consistenza briciolosa tipo frolla. Ho compattato fino a formare una palla, che poi ho steso con le mani, e ho iniziato a ritagliare i biscotti con delle formine di Halloween.
Ho steso i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e messi in forno già caldo a 180°C per 20 minuti.

Fatemi sapere se provate questi biscotti di Halloween vegan e senza glutine, taggandomi nelle vostre foto! Questa ricetta è veramente facilissima e super collaudata!

NB: Per questi biscotti mi sono ispirata alla protagonista di un libro, Le antiche voci di Salem.. anche lei è vegana, e se volete saperne di più, su leggereromanticamente trovate una recensione a cura di una cara amica, Alice Bacchini, scrittrice, strategist copywriter e content editor, a cui auguro di continuare a scrivere, perché ha talento e si merita di realizzare ogni suo sogno!

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Crostata vegan e senza glutine con crema di nocciole

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Preparare una torta, scegliere gli ingredienti, impastare e poi infornare, sentire la casa invasa di profumo di cannella e nocciole e condividerne una fetta con le amiche e la famiglia, sono gesti semplici che mi fanno stare bene. L’autunno è una stagione perfetta per trascorrere più tempo in cucina, oltre che a tavola. Anche se gli impegni in questo periodo mi portano spesso fuori casa, appena posso è qui, nella mia cucina profumata di dolce, che torno sempre volentieri.
A proposito di  progetti, tra pochi giorni partirò per un nuovo viaggio destinazione Praga! Per un po’ non potrò cucinare, ma prima voglio condividere con voi una crostata vegan e senza glutine con crema di nocciole. In molti su Instagram e feisbuc mi avete chiesto la ricetta, fatemi sapere se la provate! (taggatemi nelle foto della vostra torta!)

In realtà, la ricetta non è nuova su questo blog… 2 anni fa avevo infatti realizzato delle mini crostatine usando proprio questa base, e successivamente avevo fatto dei biscotti, ma non ero certa della resa anche in formato più grande, soprattutto considerando che si tratta pur sempre di un impasto senza glutine, quindi facile a sbriciolarsi! Beh, la #provafettina è stata superata! Le fette si tagliano facilmente e la torta non si sbriciola, pur essendo una base friabile, tipo frolla. L’unica accortezza è non cuocere troppo l’impasto, perché altrimenti si secca troppo. Il tempo giusto, con un forno elettrico, è di 20-25 minuti a 180°C, con forno già caldo.

Ma veniamo agli ingredienti.

crostata-vegan-e-senza-glutine-con-crema-di-nocciole-balenavolante

BASE

(per una tortiera a cerchio apribile da 20 cm di diametro)

60 g farina di nocciole; (potete rullare delle nocciole nel mixer e ottenere così la farina)

140 g farina di riso integrale;

60 g di amido di mais;

80 g di zucchero integrale grezzo di canna;

60 g di tahin;

1 cucchiaino di cannella in polvere;

80 ml di latte vegetale

FARCITURA

5 cucchiai di nocciolata
nocciole intere o granella di nocciole

Ho mescolato gli ingredienti secchi e aggiunto prima il tahin e poi il latte vegetale, fino a formare una palla di impasto compatto.

Ho cosparso il piano da lavoro con un po’ di farina di riso e steso l’impasto con il mattarello e poi adagiato nella tortiera, staccandolo dal ripiano con una spatola. L’impasto avanzato l’ho utilizzato per ritagliare delle stelline decorative da aggiungere sulla superficie della torta.

Ho spalmato della nocciolata vegan sulla base e guarnito con le stelline e messo in forno 25 minuti.

La nocciolata l’ho acquistata in un comune supermercato, è senza olio di palma ed è di una marca che si trova facilmente.

Trascorsi i minuti, ho lasciato intiepidire la torta prima di servire. Il risultato è eccezziunaleee!!! Aspetto le vostre versioni!!

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Se volete seguirmi a Praga, vi invito a iscrivervi al mio canale iutube!

img_7993Quanto è cresciuta la piccola Temperance in appena 3 mesi! Quanto mi mancherà mentre sarò via!!!!!

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PLUM CAKE VEGAN SENZA GLUTINE

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Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Poiché ha la certezza che il suo pensiero può modificare la vita, la sua vita comincia a mutare. Poiché è sicuro che incontrerà l’amore, l’amore compare.

Paulo Coelho

Cari aficionados, è una vita che non pubblico una ricetta! Vogliate perdonarmi, nell’ultimo periodo sono stata un po’ latitante, ma ho una buona scusa.. visto che tra una settimana mi sposo…!

Ecco, in casa balenina l’atmosfera è quella delle grandi feste, e c’è parecchia confusione (soprattutto mentale! avete presente quella sensazione perenne tipo Sento di aver dimenticato qualcosa, ma non ricordo cosa?).

Comunque, nonostante il matrimonio, due consegne di lavoro, due showcooking nel weekend, avevo voglia di dolce e così… mi sono messa ai fornelli! In molti avete adocchiato questo plum cake su Instagram e mi avete chiesto la ricetta così eccoci con un plum cake vegan e senza glutine, qui in versione con tè verde matcha e lamponi.
La base in realtà si presta a mille varianti, per esempio al posto del tè verde e dei lamponi potreste aggiungere del cacao in polvere e pere a pezzetti, oppure mele e cannella, o ciò che più vi piace.

Io qui pubblico la mia versione, che è poco zuccherata, ma se vi piace più dolce, nulla vieta di aggiungere un paio di cucchiai colmi di zucchero di canna integrale. Io lo trovo già dolce così, ma devo dire che mi sono abituata a dolci poco zuccherati ultimamente…

Comunque, fatemi sapere se lo provate e non dimenticate di taggarmi nelle vostre foto!

INGREDIENTI

(per uno stampo da plum cake da 22 cm di lunghezza x 6 cm di profondità)

  • 300 g di farina di riso integrale;
  • 70 g di fecola di patate;
  • 1 bustina di lievito per dolci bio vegan;
  • 150 g di mandorle;
  • la scorza grattugiata di 1 limone bio;
  • 8 cucchiai di olio di semi di girasole;
  • 6 cucchiai di sciroppo di riso;
  • 300 ml di latte vegetale;
  • 2 cucchiai di zucchero di canna integrale (facoltativo, per una versione più dolce)

per la versione al tè matcha e lamponi:

  • 1 cucchiaio di tè verde matcha in polvere;
  • 1 cestino di lamponi (circa 250 g);

Ho frullato le mandorle fino a ridurle in farina. In una ciotola, ho mescolato tutti gli ingredienti secchi (lievito, farina di riso, farina di mandorle, fecola di patate, tè verde) e aggiunto gli ingredienti  umidi (latte, olio, sciroppo di riso, scorza di limone). Ho ottenuto un impasto compatto e piuttosto elastico, cui ho aggiunto i lamponi e mescolato di nuovo.

Ho unto la teglia antiaderente con un po’ di olio di semi di girasole.

Ho infornato a 180°C per 55 minuti.

Ho aperto il forno di una spanna e lasciato intiepidire il plum cake prima di ‘sgusciarlo’ dallo stampo.

Le fettine sono ben formate, nonostante l’impasto risulti friabile restano ben compatte.

E’ buonissimo anche i giorni dopo perché resta umido e ottimo da inzuppare.

Fatemi sapere le vostre impressioni e versioni!!

NB. il tè matcha: a me piace usarlo per fare il cappuccio di soia la mattina, ma anche berlo così, aggiunto semplicemente all’acqua bollente, come tè.. oppure come maschera di bellezza, aggiunto a gel d’aloe e olio essenziale di limone, o ad argilla bianca.

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LA RICETTA DEL FARCITOAST

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“Esistono tanti tipi diversi di famiglia, certe famiglie hanno una mamma, certe altre hanno un papà, o due famiglie. Qualche bambino vive con gli zii, alcuni vivono con i nonni, altri bambini vivono con i genitori adottivi, altri ancora vivono in case separate, in quartieri separati, in diverse parti del paese e possono anche non vedersi per giorni, settimane, mesi, anche anni a volte, ma se c’è l’amore cara quello è un legame autentico, e tu avrai una famiglia nel cuore, per sempre”
(Mrs. Doubtfire)

Cari aficionados, come state? Inizio questo post citando la frase di un film che ho rivisto tante volte e che mi ha sempre fatto commuovere, Mrs. Doubtfire, con Robin Williams. Poco fa mi sono capitate sotto gli occhi queste parole e le ho volute condividere qui con voi, sentendole ora più che mai molto vicine…

In questi giorni è venuta a trovarmi Roxana, che è entrata nella nostra famiglia 12 anni fa come badante di mia nonna. Mia nonna parlava dialetto mantovano, mentre lei veniva dal Salvador, ma si capivano. Ora che mia nonna non c’è più, è rimasto un legame prezioso, anche se a volte capita di non sentirsi per un po’. E’ arrivata in questi giorni in cui mi sto interrogando sul significato di famiglia, quella biologica e quella che si sceglie, che va oltre il sangue, ed è frutto di amore e di scelte di vita. Abbiamo parlato tanto, cucinato di più, e riportato alla mente ricordi che hanno scaldato il cuore.

Mi ha insegnato a preparare le pupusa (tortilla salvadoregne a base di farina di mais ripiene, in questo caso con zucchina, cipolla, peperone) e a cucinare la papaya verde, con la quale abbiamo preparato un’insalata. Poi abbiamo fatto l’escabeche, ovvero una giardiniera che è anche ottima come farcitoast (basta cambiare il taglio delle verdure), e che condivido qui. Se avete sbirciato le Instagram stories avete visto Roxana all’opera, ma per chi avesse perso qualche passaggio, di seguito trovate tutto.
Io le ho insegnato a preparare la farinata ligure e le ho donato uno scooby di Kombucha, che le ha ricordato un aceto che si usa nel suo paese, a base di bucce di ananas! Peccato non sia facile trovare ananas biologici, perché mi sarebbe piaciuto imparare a produrre questo condimento…! E’ stato bello trascorrere tanto tempo ai fornelli, tra donne, con la cucina frizzante di profumi e magia.

Ma ora ecco la ricetta del farcitoast (o se preferite giardiniera, se tagliate le verdure come in foto)
(dosi per 2 barattoli in vetro da 1 litro ciascuno, quelli con tappo a vite che fa ‘clac’)

INGREDIENTI
-1/2 cavolfiore;
– 2 peperoni rossi, senza semi e senza parte bianca;
– 2 peperoncini verdi, senza semi e senza parte bianca;
– 2 carote;
– 1 cipolla dorata;
– 4 cucchiai di senape dolce;
– 1/2 cucchiaino di timo;
– aceto di mele;
– sale marino integrale;
– 2 spicchi di aglio;
– olio extra vergine di oliva

In una pentola abbiamo messo a scaldare 2 litri di acqua con 1 pizzico di sale e 2 cucchiai di aceto di mele. Nel frattempo abbiamo lavato tutte le verdure e tagliate a julienne (per il farcitoast basta tagliarle a dadini, ma il procedimento è lo stesso). Quando l’acqua ha iniziato a bollire, abbiamo sbollentato il cavolfiore per circa 4 minuti (deve restare croccante!), poi con una schiumarola l’abbiamo scolato e messo in una ciotola a raffreddare, e abbiamo ripetuto l’operazione con le carote.

In una padella abbiamo messo a scaldare l’olio e aggiunto aglio schiacciato e sale. Dopo qualche minuto, quando l’aglio ha iniziato a rilasciare il suo aroma e ad abbrustolirsi, lo abbiamo rimosso e abbiamo aggiunto il peperone, il peperoncino e la cipolla, facendoli saltare per qualche minuto fino a doratura della cipolla.

In una ciotola capiente, abbiamo mescolato il cavolfiore, le carote, il peperone, il peperoncino e la cipolla. Abbiamo aggiunto un po’ di acqua di cottura con l’aceto di mele, poi sale, timo e senape.

La morte sua: nei toast, con della maionese (ovviamente vegan); oppure come antipasto.

Volendo può essere conservata fino a un anno nei barattoli di vetro, previa sterilizzazione e bollitura 😉 Una volta aperto il barattolo si conserva 7 giorni in frigorifero.

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ZUPPA SPEZIATA DI PRIMAVERA e AUGURI A TUTTE LE MAMME

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Fuori dalle finestre il cielo è nuvolo, nell’aria il profumo di una zuppa speziata di primavera, e mentre finisce di cuocere sul fuoco, io mi prendo qualche momento per scrivere qui e raccontarvi delle ultime settimane.

Intanto, visto che è la festa della mamma, vorrei fare gli auguri a tutte le mamme, a quelle che non ci sono più, a chi lo è già e a chi è in attesa di diventarlo, alle mamme biologiche e alle mamme adottive. Perché mamma lo si diventa quando metti al mondo tuo figlio, quando i tuoi occhi incrociano i suoi la prima volta che te lo mettono in braccio e riconosci il suo odore… ma lo si diventa allo stesso modo quando si attraversa il mare e continenti interi per arrivare lontano, dopo mesi e anni di attesa, da qualcuno di cui fino ad allora non conoscevi nemmeno il nome, e ti viene affidato, con gli occhi spauriti e il cuoricino in subbuglio, e che anche se è stato partorito da un’altra donna riconosci in quegli occhi e in quell’odore quelli di tuo figlio.
A proposito vorrei consigliarvi un film che ho visto da poco su Netflix. Si tratta di una commedia francese dal titolo Ha i tuoi occhi. Il doppiaggio a mio parere non è dei migliori, ahimè, ma non fatevi scoraggiare!
Si tratta di una storia semplice, piena di dolore, ma anche di meraviglia e felicità. A diventare mamma e papà di Benjamin, un pupo biondo con gli occhi azzurri, sono una coppia di genitori neri. Per loro i tratti somatici di loro figlio sono unici, ma non perché si tratta di un bimbo dal colore di pelle diverso dal loro, bensì perché ai loro occhi loro figlio è unico nello stesso modo in cui lo sarebbe per qualunque genitore. Purtroppo però, non tutti intorno a loro sembrano pensarla allo stesso modo…
Il regista riesce a raccontare in modo ironico e delicato le difficoltà di una famiglia adottiva come tante. L’amore è potente, desiderato, cercato, eppure ogni volta bisogna spiegarlo. Ma come si fa a spiegare l’amore?

“Non vedi più i lineamenti. Vedi l’amore”. Ecco spiegata in pochissime parole l’adozione.

Non vi svelo oltre di questo film, ma se avrete voglia di scrivermi le vostre impressioni ne sarei ben felice. Non nascondo che mi ha colpito profondamente, e non poteva essere altrimenti, ma di questo vi parlerò quando sarà il momento, e non vedo l’ora di poterlo fare.

Cambiando decisamente argomento, nelle ultime settimane ci sono state parecchie novità. Il nostro melo per la prima volta in tre anni ha visto i suoi fiori trasformarsi in frutti. Siamo stati a Venezia per una mini luna di miele, dove abbiamo incontrato alcune amiche di blog (ecco il video). Le giornate ora sono più calde e finalmente ho potuto abbandonare il phon (odio asciugarmi i capelli con questo arnese!), per lasciare asciugare i capelli all’aria. Ho  trovato la ricetta definitiva per fare la pasta a mano, vegana e senza glutine, e mi sto cimentando in vari tipi di formati, grazie alla mitica macchinetta Imperia, appartenuta a mia nonna.  Ho consegnato un progetto editoriale di cui presto vi potrò parlare, e nel frattempo ne ho iniziato uno tutto nuovo che mi sta appassionando. Soprattutto, ho cucinato molto, e spesso l’ho fatto in compagnia. Tra i vari piatti, questo che condivido oggi con voi è tra quelli che ho replicato più spesso, perché veloce da fare, ma molto goloso. Anche se si tratta di una semplice zuppa!

INGREDIENTI
(per 2 persone)
Difficoltà: facile
Tempo: 45 minuti
– 100 g di cavoletti di Bruxelles freschi (o surgelati);
– 100 g piselli freschi (o surgelati);
– 100 g di fave fresche (o surgelate);
– 100 g di riso integrale varietà Gange;
– 100 g di asparagi;
– 700 ml di acqua;
– 2 cucchiai di salsa di soia tamari;
– 1 pezzetto di radice di zenzero;
– 1 cucchiaio di paprica dolce;
– 1 cucchiaio di cannella;
– 1/2 cucchiaio di curcuma in polvere;
– 1 cucchiaio di aglio orsino essiccato;
– 1 pizzico di assafetida;
– 1 manciata di funghi porcini secchi ammollati;
– miso per condire;
– 1 foglia di alloro

In questa ricetta ho utilizzato una varietà di riso integrale molto aromatico, dal chicco fine, che cuoce in circa 30 minuti. Nulla vieta di utilizzare un’altra varietà di riso che avete in casa, ma occhio ai tempi di cottura, che ovviamente varieranno di conseguenza.
Ho utilizzato principalmente prodotti di stagione, ma nulla vieta di replicarla anche in altri momenti dell’anno, se avrete fatto delle scorte di queste verdure primaverili in freezer.

In una pentola ho messo a tostare le varie spezie per qualche istante, a fuoco medio, e aggiunto il riso. Ho mescolato bene per qualche minuto, poi sfumato con la tamari, aggiunto l’acqua, i funghi e le verdure. Ho fatto cuocere a fuoco medio per 35 minuti.
Ho spento il fuoco e lasciato intiepidire la zuppa, poi da ultimo ho aggiunto il miso per insaporire.

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RAVIOLI FATTI IN CASA VEGAN E SENZA GLUTINE

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“Dedichiamo ai nostri cani i ritagli del nostro tempo, i ritagli del nostro spazio e i ritagli del nostro amore. Loro in cambio si donano completamente. ”
– M. Facklam

Erano trascorsi 15 anni da quel giorno di settembre in cui aveva trovato un vecchio gatto tutto sporco ed emaciato buttato come un rifiuto tra i bidoni dell’immondizia. I loro sguardi si erano incrociati un istante, quanto bastò per farle capire che lo avrebbe portato con sé.
Telefonò a sua madre, perché non voleva presentarsi a casa così, senza preavviso, portando con se’ un nuovo inquilino con i rasta. Le spiegò la situazione, e lei disse solo: “Portalo via di lì. Vi aspetto.”
Lo chiamarono Nygel.
Solitamente era molto mattiniera, più di sua mamma. Adorava svegliarsi presto, e assaporare quel momento della giornata in cui tutto è tranquillo. Lavava i piatti della sera prima, dava da mangiare a Nygel e preparava il caffè per sé e per sua mamma.
Fin dal primo giorno in cui lo aveva portato a casa, appena sentiva che stava per alzarsi dal letto, Nygel si stiracchiava e poi correva a strofinarsi contro le sue gambe, chiedendole i grattini sulla schiena. Non gli bastava che riempisse la ciotola di cibo e che aprisse la finestra per farlo uscire sul terrazzo a rincorrere farfalle e lucertole; Nygel voleva interagire. Mentre lavava i piatti, lui si rotolava sulla schiena per distrarla e invitarla a giocare con lui… cosa che lei faceva spesso.
Anche se amava giocare e fare le coccole a Nygel, c’erano giorni in cui era di fretta  per l’università o il lavoro, e correva fuori casa senza dedicargli molte attenzioni.
Un giorno Nygel iniziò ad avere seri problemi di salute, dovuti in parte all’età avanzata. Soffriva, aveva smesso di mangiare e la qualità della sua vita cominciò a peggiorare giorno dopo giorno. Dopo una visita dal veterinario, la mamma le disse: “Lucy, è il momento. Dobbiamo lasciarlo andare”.
Si rifiutò e le disse che non era pronta. Ma la mamma le fece capire che questa decisione non era per lei. Doveva trovare la forza per fare quello che era meglio per Nygel. E lo fece.
L’ultima mattina si alzò in anticipo e trascorse tanto tempo con lui. Dopo poco arrivò anche la mamma. Si misero fuori al sole, e diedero a Nygel il suo cibo preferito, facendogli sentire tutto il loro amore.
Nel pomeriggio arrivò la veterinaria e fu il momento di dirgli addio.
Dopo quel giorno, alzarsi la mattina non fu più la stessa cosa. Si rese conto di quanto tempo spesso avesse sprecato dietro a faccende e preoccupazioni inutili, invece di godersi di più ogni minuto con Nygel. Nygel non c’era più, ma le aveva insegnato quanto tutto questo fosse importante.

Ora Lucy è cresciuta e vive in un’altra città, insieme a tre gatti, un cane e suo marito. Insieme trascorrono non solo i loro risvegli, ma anche tanti momenti di qualità, e questo lo devono a Nygel.

***

Cari aficionados, è con una certa emozione che pubblico questa ricetta. Perché da quando sono vegana e per giunta ho dovuto rinunciare al mio amatissimo glutine, non avete idea di quanti miseri tentativi abbia fatto per preparare della buona pasta vegan e senza glutine fatta in casa. Ho provato con qualunque varietà di farina: riso, grano saraceno, mais, quinoa e persino con quella di amaranto. Ho aggiunto addensanti dai nomi impronunciabili, provato con l’amido, con olio… Nulla. Il problema era la lavorazione. Nulla che stesse insieme tanto da stendere una sfoglia sottile, aggiungere il ripieno… Ho iniziato a consultare blog e siti dedicati a celiaci, ma quasi sempre utilizzavano uova per l’impasto… ho consultato blog e siti dedicati a vegani, ma solitamente gli impasti erano con farine glutinose… finché ho trovato un commento a una ricetta su un sito di un’azienda che fa prodotti senza glutine e mi si è aperto un mondo.
Ora, forse molti storceranno il naso, perché il fatto è, siore e siori, che ho usato un mix di farine già pronto. Ci tengo a precisare tuttavia che non sono pagata per sponsorizzare questo prodotto, né intercorre tra me e l’azienda alcun tipo di rapporto. Al momento però è l’unica con cui abbia avuto un buonissimo risultato, e siccome sono felice di poter mangiare di nuovo la mia amata pasta ripiena fatta in casa, condivido qui.

Gli ingredienti di questo mix ‘per pasta fresca senza glutine’, se qualcuno volesse cimentarsi a replicarla da sé, sono i seguenti: amido di mais, amido di tapioca, farina di mais e addensante (gomma di xantano).

Ma ora via alla ricetta.

Per 32 ravioli fatti in casa vegan e senza glutine:
– 200 g di mix di farina Nutrifree per pasta fresca
– 140 ml di acqua
– 1 pizzico di curcuma
– 1 pizzico di sale marino integrale
– 4 cucchiai di olio extravergine

Per il ripieno:
– 1 panetto di tofu
– 1 manciata di foglie di salvia
– 1 pizzico di sale marino integrale
– olio extravergine

Per guarnire:
– pepe rosa in grani
– olio extravergine
– scorza di limone biologico

Ho mescolato la farina con la curcuma (serve a dare il colore giallino), aggiunto il sale e poi l’acqua poco per volta. Infine ho aggiunto l’olio e iniziato a impastare fino a ottenere un impasto elastico. Ho steso l’impasto con il matterello su una superficie infarinata (ho usato farina di riso). La pasta si stende benissimo, anche molto sottile, e non si rompe! Devo dire che questa gomma di Xantano deve avere dei poteri magici… in effetti la utilizzano spesso in molti dei libri di ricette vegan e senza glutine in mio possesso (per esempio questo e questo) per realizzare impasti fenomenali.
A parte ho preparato il ripieno frullando nel mixer gli ingredienti.
A questo punto potete procedere in più modi. Io ho steso la sfoglia su una ravioliera, ma potete farne a meno e se avete una buona mano potete utilizzare una semplice rotellina. Se usate la ravioliera conviene spolverarla con un po’ di farina prima di stendervi sopra la sfoglia. Ho farcito la sfoglia seguendo le cavità formatesi sulla ravioliera, poi ho steso sopra un altro strato di sfoglia, passandola con il matterello, eee… i ravioli sono venuti perfetti!
Ho potato a ebollizione una pentola d’acqua, aggiunto il sale, e poi immerso i ravioli. Dopo pochi minuti (circa 3/4) sono venuti a galla, e li ho scolati con una schiumarola. Non si sono sfaldati, il ripieno è rimasto dentro al suo posto, e la cottura è risultata al dente.
Li ho impiattati aggiungendo olio, la scorza di un limone grattuggiato e del pepe rosa.

Che ve ne pare? Avete altre ricette collaudate di pasta ripiena vegan e senza glutine da suggerirmi? Ora proverò questo impasto anche per le tagliatelle e per replicare la ricetta di mia nonna dei tortelli di zucca, in chiave vegan e senza glutine.

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FREEKEH SALAD

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Dicono che un fiume prima di gettarsi in mare provi un tremito di paura.
Si volta indietro e vede, in un colpo d’occhio, tutto il suo cammino:
i picchi,  le montagne,
il lungo percorso sinuoso attraverso la foresta,
i villaggi,  le case,  la gente
….e davanti a sé vede un oceano tanto grande che entrarvi non rappresenta altro che
scomparire per sempre.
Ma non c’è alternativa.
Il fiume non può più tornare indietro.
Deve rischiare ed entrare nell’oceano
Ed è solo quando entra nell’oceano che la paura scompare, solo allora si rende conto
che non si tratta di scomparire nell’oceano ma di DIVENTARE  oceano
Da un lato è scomparire, dall’altro è rinascere.
Così è la vita: non si può più tornare indietro, ma solamente andare avanti
ed avere il coraggio di diventare oceano.

(H.Ibsen)

Un’altra estate a piedi nudi, capelli all’aria ad asciugare, gabbiani che ci salutano dalle finestre spalancate. Lenzuola stese al sole, lavanda nei cassetti, granite ai lamponi, serate a lume di candele profumate di citronella. Un’estate in cui la lentezza della nostra routine è stata sconvolta da nuovi orizzonti. Un nuovo percorso ci aspetta, insieme un passo dopo l’altro, mano nella mano. Il cuore spalancato a farci da radar. Un’attesa colorata di cieli rosa e pappagallini verdi, dei nostri nasi all’insù, fantasticando su quel fiume che si fa oceano. Un’estate di insalate variopinte, di ciliegie e albicocche, melone mangiato con il cucchiaio e verdure croccanti, ma anche di scoperte e ingredienti nuovi (almeno per me!) come il freekeh.

Conoscete il freekeh? Si tratta di grano verde tostato ricco di fibre (4 volte in più rispetto al riso integrale) e proteine (il doppio rispetto al riso bianco), dall’indice glicemico basso, veloce da cucinare (cuoce in appena 15 minuti), ideale per insalate fredde, zuppe e contorni. Il freekeh è inoltre ricco di magnesio, potassio, calcio e ha proprietà probiotiche, che favoriscono la digestione.

In questa versione ho utilizzato ingredienti semplici, che profumano di estate. Basilico fresco appena raccolto, pinoli tostati, pomodorini succosi maturi, olive nere, cetriolo e erbe aromatiche essiccate (origano, timo).

INGREDIENTI

(per 2 porzioni)
– 100 g di freekeh
– 500 ml acqua
– 1/2 cipolla di Tropea
– sale marino integrale
– olio extra vergine di oliva
– una manciata di pomodorini
– qualche foglia di basilico
– 30 g pinoli
– 1/2 cetriolo

Per preparare il freekeh cuocetelo in acqua salata per 15 minuti, quindi incoperchiate e aspettate qualche minuto (in questo modo assorbirà eventuale acqua residua). Mentre cuoce, tagliate a cubetti i pomodori, il cetriolo, la cipolla di Tropea. Mescolate in una ciotola, aggiungendo sale, basilico fresco, olive nere e le erbe aromatiche. Tostate i pinoli in un padellino.
Aggiungete il freekeh e mescolate con cura. Servire tiepido oppure freddo (è buonissimo anche il giorno dopo).

E voi come lo cucinate?

Visto che non ho ancora imparato a condividere qui la mia musica (a proposito, se qualcuno ha idea di come aggiungere qui la playlist di Spotify si faccia vivo!), vi segnalo però un film che mi è piaciuto immensamente. Si tratta di Tutti i santi giorni, di Virzì. Mi è piaciuto per la delicatezza con cui ha saputo affrontare un tema ancora tabù (quello dell’infertilità), per la capacità di Guido e Antonia di affidarsi l’uno all’altro e andare avanti, nonostante tutto, senza arrendersi, per la magia che i protagonisti trasmettono, per la poesia, nonostante il lavoro di merda, la routine, le famiglie e i problemi di ogni giorno. Davvero stupendo, guardatelo se già non l’avete fatto! La colonna sonora è pazzesca ed è tutta firmata dalla bellissima protagonista, in arte Thony, che oltre ad essere attrice è cantante. Il film è ispirato a un libro, me lo segno come prossima lettura…

 

 

 

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ESTATE, TEMPO DI FRUTTA!

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Cari aficionados, come state?

In questi giorni ( chi mi ha seguito su Instagram già sa!), mi sono dedicata alla raccolta di frutta a casa di un’amica che vive nell’entroterra ligure, in una splendida casetta con vista sul mare. Lì, tra ulivi e cicale, in compagnia dei nostri cani spaparanzati al sole a sovrintendere sulle nostre attività, ci siamo dedicate a raccogliere (e mangiare!) prugne.
Mi sono ritrovata con la cucina invasa da questi frutti, che ho lavato, sbucciato, snocciolato, e poi utilizzato in parte nell’essiccatore e in parte per farne del liquore. Non pensavo che un singolo albero potesse donare così tanto! In qualche ora abbiamo raccolto diverse cassette di frutti da un singolo albero!
Ora credo di non voler sentire parlare di prugne per un po’…! E di non aver mai desiderato tanto uno snocciolatore!! Pensavo fosse un aggeggio inutile, invece mentre toglievo i noccioli a centinaia di prugne, è diventato un miraggio!!

Quando si ha tanta frutta, come in questo caso, può essere utile trovare più modi per conservarla. Allo stesso tempo, anche se non si possiede un frutteto, ma si vorrebbe incrementare il consumo di frutta, o si è curiosi di scoprire nuovi modi per metterla in tavola, spesso ci si trova a chiedersi, ma esattamente , quante cose si possono fare con la frutta, a parte mangiarla così com’è?

Per quanto mi riguarda, mai come in questa stagione il mio cibo preferito è la frutta, mangiata così, con le mani, sbrodolandomi immancabilmente, oppure sotto forma di sorbetto, granita, gelato, frullato… a volte quando fa caldo l’appetito diminuisce, così come la voglia di mettermi a cucinare… così ecco che la frutta risolve un pasto, merende e colazioni.

Questo libro di Claudia si è rivelato un dono prezioso arrivato al momento giusto, e ne ho già replicato diverse ricette!
Claudia è per me un’amica di penna, anche se forse dovrei dire ‘amica di mail’ (!!!), nel senso che ci conosciamo tramite la rete, grazie alla quale ci siamo scambiate racconti di vita, consigli ed esperienze, accomunate da l’interesse comune per la Natura, per le piante e per il cibo vegetale. Chissà se un giorno ci conosceremo anche di persona, forse a settembre, quando sarò in vacanza qualche giorno nella sua regione…

Tornando al libro, vengono presi in esame alcuni dei frutti più comuni. Nello specifico:
– LIMONE
– FRAGOLA
– CILIEGIA
– ALBICOCCA
– PESCA
– MELONE
– LAMPONE
– MANDORLA
– PRUGNA
– FICO
– MELA
– UVA
– NOCE
– CACO
– MELOGRANO
– KIWI
– AVOCADO
– ARANCIA
– ROSA CANINA

Per ognuno di questi frutti troverete una descrizione approfondita, con curiosità e utilizzi, seguita da una sezione con alcune ricette facili da replicare. Non solo in cucina, ma anche per la salute e la bellezza, come creme, scrub, impacchi per capelli, maschere e tanto altro.
Se amate la frutta come la sottoscritta è un libro da non perdere!

Quello che mi ha colpito di questo libro e il motivo per cui mi sento di consigliarlo è la facilità delle ricette. Mi è piaciuto perché per preparare infusi, succhi, liquori o marmellate non servono chissà quali attrezzature, ingredienti o intere giornate di lavoro. E soprattutto non occorre vivere in campagna! Sono ricette davvero per tutti, che non richiedono tempi di preparazione lunghissimi e che sono facili da rifare.

Io al momento ho replicato una ricetta per trasformare le PRUGNE (ma dai!) in liquore. Trovo che sia un’idea carina per confezionare dei regali per Natale, visto che questo liquore sarà pronto a dicembre, non trovate?
Inoltre ho provato un succo, a base di kiwi, spinaci, mela, zenzero e spirulina e la ricetta delle pesche sciroppate.

Il libro costa 9 euro e 90 ed è edito da Tecniche Nuove.

Se lo avete già e avete provato qualche ricetta ditemi la vostra, sono curiosa! Avete altri libri veg sulla frutta da consigliarmi?

L'articolo ESTATE, TEMPO DI FRUTTA! sembra essere il primo su la balenavolante.

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